Costantino Ciervo

[cataloghi][interviste][bibliografia][vita][archivio video][progetti non realizzati - opere pubbliche][archivio edizioni][opere su carta][contatto][Home]

 

 

TRANS-TENDENZ, 2010

Videoscultura a due canali -
Materiali: Acciaio specchiante, monitori, lettori video digitali con entrata USB, bilancia, elettronica. (esemplari: 3- 1/3*).
Misure 80 x 80 x 21,5 cm.

Due monitor oscillano su una antica bilancia. Il movimento continuo avviene grazie ad un sistema elettromagnetico pilotato elettronicamente. Sui due schermi si alternano sincronicamente, attraverso un testo scritto e la lettura di esso, due diverse concezioni del mondo. I testi parlati sono stati registrati da un sintetizzatore vocale

A: conservatore
B: progressista

A. Io sono di destra, posso essere ricco o povero, aver studiato o no, di una nazionalità o di un'altra, giovane o vecchio, di un'etnia o di un'altra, il mio obiettivo è la libertà.

B. Io sono di sinistra, posso essere ricco o povero, aver studiato o no, di una nazionalità o di un'altra, giovane o vecchio, di un'etnia o di un'altra, il mio obiettivo è la libertà.

A. Io sono dalla parte del lavoro, del merito, dell'autorità, dell'ordine, del rispetto, del mercato, della concorrenza, dell'educazione, dello spirito di sacrificio e della ricompensa.

B. Io sono dalla parte della creatività, dell'altruismo, della partecipazione, della solidarietà, dell'amore, dello scambio, della cooperazione, del sapere, dell'impegno e dell'equa distribuzione delle ricchezze.


A. Per me la proprietà, la concorrenza, la competizione sono valori assoluti e inalienabili. Ci sono delle persone che lavorano, rischiano e sono particolarmente capaci nel produrre ricchezze, ed è quindi giusto che ricevano e posseggano più degli altri. Chi ha prodotto ricchezza per se ha creato ricchezza per altri. Quindi è naturale che tutti siano animati da uno spirito di competizione per affermare le proprie qualità umane. Solo attraverso la competizione, l'uomo si realizza e può raggiungere un grado di felicità! Che senso ha investire, rischiare se poi come frutto del proprio lavoro non c'e un premio; un bene proprio da godere? Più è grande il premio, tanto più è grande l'impegno!

B. Per me il concetto di proprietà è relativo, - d'altronde dal punto di vista dell'immanenza, e cioè dal punto di vista pratico, non ha senso l'utilizzo del bene per fini privati. Il bene materiale, o intellettuale, non è possesso, ma gestione. La proprietà privata non è mai sostanzialmente privata ma è sempre profondamente pubblica. Che senso ha se il ricco è tale perché possiede la terra, ma non i semi da piantare? E i semi sono la moltitudine, l'umanità, gli altri. E gli altri si possono al massimo controllare, per un periodo più, o meno lungo; ma mai possono essere veramente posseduti, - anche nei sistemi autoritari, o totalitari!
La concorrenza e la competizione non sono un dogma. Essi creano e dividono i vincitori dagli sconfitti. Al contrario, la cooperazione, l'equiparazione e lo scambio di saperi e beni, sono i presupposti ottimali per lo sviluppo sensato d'ogni individuo

A. Chi è coraggioso, intelligente, capace e operoso ha il sacrosanto diritto di appropriarsi del frutto del proprio lavoro e di farne quello che vuole! Non è giusto che un individuo pigro o incompetente riceva la stessa ricchezza di chi se l'è meritata attraverso un duro lavoro.
A ciascuno il suo! Questa è la vera giustizia!
L'uomo, spronato dall'istinto di volere tutto, è sempre in competizione!
La competizione è il fattore naturale che lo spinge a non essere inattivo, fiacco, svogliato, apatico e ozioso. Chi sopprime la concorrenza e la competizione induce l'uomo ad essere pigro ed infelice. La concorrenza e la competizione sono fondamentali per incitare l'uomo al lavoro e per selezionare i più meritevoli dai meno lodevoli.

B. La natura dell'uomo non consiste nel volere tutto e quindi di voler competere con gli altri per avere sempre di più. L'innata ricerca dell'uomo è la felicità, ed essa consiste soprattutto nel volere quello che si fa.
La concorrenza costringe a quello che si fa, e cioè a voler vincere e quindi produce dei falsi appagamenti per i vincitori, e della frustrazione depressione, o, un'inutile voglia di rivincita per la maggioranza d'individui che è inesorabilmente condannata a perdere. La concorrenza è un'ideologia violenta, fonte di depressione, frustrazione, inattività e malattia! La concorrenza è l'ideologia dei pochi vincitori!
L'uomo cerca sempre le situazioni nelle quali il potere della creatività si può sprigionare. Egli tende ad evitare la coercizione e intuisce, nel suo pensiero, che le sue qualità umane fioriscono solo nel confronto, nella cooperazione e nello scambio reciproco di beni ed idee.


A. L'uomo è spinto dall'istinto di sopravvivenza e dall'impulso sessuale verso la selezione e la sopraffazione del suo simile. L'uomo è nella sua natura egoista, corruttibile ed aggressivo. Per questo motivo la società, per garantire l'ordine, la giustizia e lo sviluppo morale ed economico ha bisogno di uno Stato forte fondato sul rispetto delle leggi e la sovranità popolare. Uno stato che s'ispiri alla tradizione religiosa, in modo che sia dato il percorso morale, sul quale è lecito che si muovano gli individui. Lo stato coagula la legge con l'identità culturale e territoriale dei suoi facenti parte. L'identità è figlia del territorio che si fa stato, legge, nazione e quindi patria. La patria, la tradizione, la famiglia e la religione sono i luoghi naturali dove è possibile costruire giustizia, equità, cultura e progresso!

B. È troppo lugubre ridurre l'uomo sostanzialmente ad una semplice bestia aggressiva, che pensa soprattutto al profitto e alla concorrenza. L'uomo si distingue soprattutto per la sua capacità di creare, amare e pensare. Il vivere individuale è una continua ed intuitiva ricerca di perfezionamento verso l'ordine sublime della natura. Le regole che l'uomo accetta sono solo quelle che egli sceglie autonomamente e liberamente attraverso un vero principio di democrazia. Le regole non possono essere dettate da un principio statico della morale e tanto meno da quell'ispirata dalla tradizione religiosa, o da un principio dogmatico di famiglia; - altrimenti si ucciderebbe l'autonomia del pensare, dell'agire e del cambiare, producendo così, una sopportazione coatta di un sistema statico, e alla fine, violenza e perversione.
In quanto all'identità, essa non è mai statica, bensì un processo che si costruisce lentamente dalla storia e nel divenire della storia. L'identità di una popolazione è soprattutto il risultato dello scambio d'idee tra culture diverse, tra lingue diverse, tra storie diverse, tra territori diversi. L'identità non si sviluppa dall'uniformità, bensì dalla promiscuità, e per questo motivo è un bene che i popoli si aprono al flusso della migrazione globale. Non ha senso parlare di nazione, patria e stato. Noi tutti siamo cittadini del mondo!

A. La famiglia, fondata sull'unione di una donna e un uomo, è un valore assoluto. La famiglia naturale è il nucleo del bene, perché solo essa e creatrice di vita e ciò che è creatrice di vita produce e non distrugge. L'unione tra l'uomo e la donna sancita dal matrimonio, è il motore naturale che tende a conservare gli elementi culturali fondamentali per la convivenza. Conservare è tradizione, identità e progresso.
La famiglia è lo spartiacque tra il bene e il male.

B. Non è la famiglia fondata sull'unione naturale tra l'uomo e la donna la fonte della pace, bensì l'amore come tale. L'amore tra uomo e uomo, tra donna e donna, tra uomo e donna, tra essere umano ed essere umano, tra uomo e mondo.
È l'amore il vero motore per il progresso dell'umanità e chi agisce per amore è sempre oltre del bene e del male; - e l'amore ha sempre come fine ultimo la parte più nobile ed elevata dello spirito umano: la poesia, l'armonia, la riconciliazione tra la legalità e la legittimistá, l'ordine sublime della natura!

A. Tu non mi convinci!

B. Questo è un tuo problema.

© Costantino Ciervo, 2010